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Gli ultimi anni di G. Leopardi 439

ogni ora della sua dolorosa vita fu il tema di una dissertazione. Davvero che i più ambiziosi tra i letterati esiterebbero se qualcuno promettesse loro la gloria del Leopardi accompagnata dalle persecuzioni biografiche che crescono tutti i giorni invece di calare!

Badiamo bene che non si nega con questo l’utilità storica e critica delle rivelazioni intime e delle pubblicazioni curiose. Un’opera d’arte non esce dal cervello per generazione spontanea, non viene al mondo per una creazione ex nihilo, ma è il risultato complesso di una educazione, di un ambiente storico, di una miriade di sentimenti e di sensazioni che agirono sul cervello. Importa conoscere perchè un autore sentì e scrisse in quel dato modo e la critica non può fare a meno di analizzare minutamente le cause di quei sentimenti e di quelle opere. Il poeta per lo più è un malato d’anima e di corpo e, come la conchiglia, da una dolorosa puntura mette al mondo una perla. Ora è necessario che le vittime di quella strana malattia che si chiama il genio, siano intimamente scrutate dal critico, come è necessario che le vittime di certe strane malattie fisiche siano minutamente dissecate sulla tavola anatomica. E se un caso strano di genio ci fu mai, se un misterioso enigma comparve mai nel mondo dell’arte, quello fu Giacomo Leopardi. Così se si deve compiangerlo come martire delle nostre insaziabili curiosità, bisogna tuttavia riconoscere che queste curiosità nascono da un sentimento di ammirazione e sono di grande utilità alla critica.