Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/126

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116 come un’ombra

rapidamente e quasi in sospetto, come se temesse sempre un agguato.

Non ostante la sua apparenza quasi verginale ella doveva diffondere intorno a sè un fascino penetrante perchè tutti gli uomini la guardavano con desiderio. Ed ella prendeva nel parlare ad essi un atteggiamento di voluta ritrosia e insieme d’involontario abbandono così palese, li fissava così intensamente coi suoi duri occhi d’acciaio che ciascuno ne pareva nell’intimo conturbato.

Uno specialmente, un signore poco più che trentenne, dal viso bruno e magro guizzante di scatti nervosi, pareva subire la seduzione indefinibile di quella donna, talvolta sino alla sofferenza. Egli era giunto all’albergo poco dopo le due signore ed appariva nell’elenco dei forestieri col nome di Mario Montenero. Sedeva ad un tavolo molto appartato e durante i pasti non staccava mai lo sguardo dal volto della giovine signora Laurati, quasi per raccoglierne ogni gesto ed ogni espressione, quasi per accordare il suo respiro e il suo palpito al respiro ed al palpito di lei. Ma ella pareva non accorgersi di quell’ammirazione appassionata, ed il suo sguardo evitava ostinatamente d’incontrarsi negli occhi dell’uomo.

Tuttavia egli non sembrava stancarsene od irritarsene, nè pareva disposto ad avanzare