Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/13

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il ramo di lillà 3

perchè io sia disposta a rinunziare per voi alla mia vita di donna abbastanza libera e d’artista abbastanza intelligente. Capite?

— Capisco, — mormorò il giovine a denti stretti, mentre ella continuava a sorridere, godendo femminilmente della sua crudeltà, con quell’istinto ferino del far soffrire che è proprio delle donne troppo adulate.

— Debbo ritenere queste parole come un congedo definitivo? — domandò Bonaccorsi col viso tuttora torbido e la voce ancora alterata.

— Come volete, — rispose fredda Vally e continuò a dipingere.

Egli le s’inchinò profondamente e si diresse alla porta, ma come fu sulla soglia esitò un momento, tornò indietro e mormorò quasi timido:

— Permettetemi di portare con me un piccolo ramo di lillà come ricordo di voi e di quest’ora così decisiva della mia vita. Lo terrò sul cuore, sempre.

— Prendete, uomo romantico, — ella disse con un riso secco e breve ed intanto gli porse un sottile ramo, fiorito del suo lieve grappolo bianco e odoroso tra due foglie verdissime a forma di cuore.

Ed egli scomparve recando fra le dita della sinistra, rivolto a terra come un sogno umiliato, il ramo di lillà.

Il giovine era uscito da pochi minuti