Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/150

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140 il sottile inganno

a Gigi di riconoscere una creatura nuova, vibrante di una sensibilità fantasiosa e malinconica insieme. La lettera accennava fuggevolmente al tempo ormai lontano di quella villeggiatura in cui la presenza di suo marito e dell’amico aveva portata nella loro villa grave di solitudine tanta festosa giovinezza e quanto se ne fosse rallegrato il cuore della povera morta. Finiva pregandolo, anche per parte di Giuliano, di dar loro con qualche assiduità notizie della sua vita presente, tenendo desta fra di essi quella buona fiamma dell’antica amicizia la quale è così confortevole agli spiriti fraterni che il destino separa.

Gigi De-Fer viveva in provincia, dove dirigeva un grande stabilimento industriale, del quale era in parte proprietario e poichè vi si trovavano scarsissime quelle risorse intellettuali delle quali si era pure dilettato in passato, accettò con gioia l’offerta di una corrispondenza amichevolmente cordiale con una donna non ignota, ma diversamente conosciuta, che apriva al suo spirito un orizzonte di vita già familiare eppure nuovo, come un ritorno di giovinezza ammorbidito di nostalgia e forse velato di rimpianto.

Rispose dopo alcuni giorni non nascondendo la sua meraviglia per quel ricordo rimasto così vivo nonostante il tempo e le vicende contrarie e parlò di sè, di Giuliano,