Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/154

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144 il sottile inganno

accompagnare parole non dicibili e ad imprimerle profondamente nel cuore preparato ad accoglierle.

Dopo attese per molti giorni in una calma torbida che riusciva ad imporsi mediante uno sforzo di volontà crudele e vedeva succedersi l’oggi all’ieri ed il domani all’oggi senza che nulla mutasse, senza che la risposta disperatamente invocata giungesse. Trascorse una settimana, ne trascorsero due, e poichè la lettera non veniva, Gigi De-Fer, martoriato dalla più febbrile inquietudine, si risolse a prendere una estrema decisione.

Lo assillava il dubbio d’averla offesa ed irritata ed insieme la speranza ch’ella non si arrischiasse a scrivergli per timore di compromettersi; anche lo incoraggiava il pensiero ch’ella stessa lo aveva invitato alla sua villa, in apparenza per favorire le illusioni della cugina, ma forse in realtà per una più egoistica ragione. Matilde doveva appunto trovarvisi in quei giorni e poichè l’incertezza gli riusciva ormai intollerabile, egli mandò un laconico telegramma a villa Campieri annunziando il suo arrivo pel domani.

Partì nervosissimo chiedendosi cento volte se non commetteva una sciocchezza od una sconvenienza e trovò alla stazione il vecchio giardiniere della contessa il quale lo riconobbe e coi suoi discorsi bonarii, coi suoi