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andante appassionato | 207 |
il medico, — quando giunse qui pareva uno spettro.
Ma Leo Carmine non ascoltava, stringeva le mascelle per non prorompere in pianto e si torceva le mani convulsamente quasi per trattenere un impeto. D’un tratto egli respinse il dottore che lo teneva pel braccio e di un balzo fu ai piedi d’Evelina, col volto sulle sue ginocchia e la bocca sulla sua mano, con tutta la persona scossa da un dolore e da una gioia deliranti.
Il dottore fermo sulla porta guardava, pronto ad accorrere. Ma Evelina non svenne e non dette in ismanie. Ella sorrideva con gli occhi semichiusi, come per meglio godere la sua felicità repentina e sembrava ch’ella avesse atteso e preveduto per tanti anni questo momento, con la certezza d’una fatalità. Le sue dita passavano e ripassavano nei capelli di Leo con una tenerezza materna e voluttuosa ad un tempo e finalmente il suo volto si piegò e le sue labbra vi si posarono in un bacio che parve senza fine.
— Per sempre? — ella mormorò, tuttora china su di lui, quasi senza voce.
— Per tutta la vita, — egli rispose sollevando il viso sconvolto.
E riabbandonò il capo in quel grembo.