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232 un uomo di coraggio


— Avrei fatto meglio a lasciarlo affogare — osservò il salvatore quando lo seppe e si fece imprestare gli abiti asciutti d’un contadino per poter ritornare a casa.

La seconda volta Federico Zirli camminava per una strada di campagna sotto la pioggia, fumando la pipa e monologando sull’umidità del tempo. D’improvviso gli parve d’udire uno scalpitare rapido e disordinato di cavallo; si fermò e dallo svolto della strada si vide venire incontro un carrozzino elegante tirato da un piccolo cavallo inglese il quale andava a corsa sfrenata, con la schiuma alla bocca, con gli occhi fuori dell’orbita, bello di furore e d’agilità.

Due persone, tutte chiuse nell’impermeabile, col cappuccio sugli occhi, s’aggrappavano urlando alle redini e rimbalzavano qua e là seguendo il moto pazzesco della corsa.

Federico Zirli si parò dinanzi all’animale furibondo, gli sbarrò la via e lo afferrò pel morso con la sua mano robusta, costringendolo con tutto il peso del suo corpo a fermarsi. La pioggia incominciò a scendere a dirotto e la fresca doccia giovò a calmare il cavallo già stanco, cosicchè egli riprese dopo un momento il suo trotto leggero e s’allontanò mentre le due persone dal cappuccio abbassato ringraziavano con effusione il loro salvatore ed i pochi spettatori lo applaudivano.