Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/273

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la signora è tornata 263


— Ecco il salottino, il suo salottino, signora, rimasto come allora, quando vi restava tante ore a suonare; si ricorda? Io mi ricordo del giorno della sua festa quando il signor Claudio lo riempì tutto di fiori di pesco e di fiori di glicine. Che bella giornata fu quella! Ed ecco la stanzetta da pranzo con la poltrona lunga piena di cuscini, dove la signora si sdraiava tanto volentieri a leggere, ed ecco la stanza da letto, la sua, dove nessuno ha più dormito da quasi due anni.

Elisa ed Umberto la seguivano in silenzio, l’una fremendo tutta d’oscura angoscia e di sorda irritazione, l’altro spiegando finalmente a sè stesso l’enigma di quella indefinibile rassomiglianza.

Ora, il mantello aperto sulla flessibile persona, il velo sollevato sul bel volto gli concedevano la visione intera di Elisa Laprati, la nuova amante del suo amico Claudio. E la nuova amante del suo amico Claudio rassomigliava all’amante antica. V’era, fra l’una e l’altra, diversità di sguardo e di voce, differente appariva la linea delle spalle e l’attaccatura del collo, dissimile il disegno delle sopracciglia e la forma delle mani, ma agli occhi della vecchia governante le figure entrambe sottili ed alte, i capelli egualmente bruni, il vestire d’una medesima eleganza si confondevano nella incertezza del ricordo e non formavano che una sola persona, l’an-