Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/303

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la saggezza del destino 293

assorta nella mia attesa, così avidamente intenta alle sue parole, che proseguì con un sorriso fra benevolo e incerto:

— Anche tu sei molto incuriosita di questa storia, ed è naturale; io stessa due mesi fa non avrei mai immaginata una simile soluzione. Perchè io amavo Ruggero da tanti anni, in silenzio e senza speranza e mi pareva che l’oscuro dramma della mia vita non avesse possibilità di scioglimento, credevo che nessuna influenza umana o divina avrebbe mai accostato il mio destino al suo, nè piegato neppure per un momento il suo cuore alla povera disgraziata creatura ch’io ero. Non mi illudevo, non sognavo, quasi non desideravo per evitare a me stessa ragioni di inutile sofferenza, ma sentivo continuamente questo amore presente in me, vivo in me come lo sguardo e il respiro.

Ruggero ed io siamo cresciuti quasi insieme perchè le nostre ville in campagna erano a pochi chilometri di distanza, e durante l’estate ci si vedeva ogni giorno, ma mentre l’affetto chiassoso e turbolento dell’infanzia si calmava in lui mutandosi in una serena fraternità, in me si cambiava in fervore ed in tenerezza e s’accendeva di una gelosia sempre più violenta e sempre più repressa. Io ero invidiosa delle mie amiche più belle e più eleganti, ero gelosa di tutte le donne su le quali si posava il suo sguardo, alle