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300 la saggezza del destino

mai rivolta una simile interrogazione, perchè non seppe che cosa rispondere, ma Ruggero replicò:

— Ebbene, se ci crede, le giuro in nome di Dio ch’io sposo la prima donna che incontro per via, non lei. Lo giuro a Dio ed a me stesso.

Balzò in sella e lanciò il cavallo ad un galoppo furioso. La strada era bianchissima deserta silenziosa sotto il sole di mezzogiorno e correva fra i grani già alti. Qualche cicala friniva un momento su un pioppo, poi taceva e nulla s’udiva se non lo strepito ritmico del cavallo in corsa, cosicchè io, vigilando dal mio giardinetto, lo sentii giungere di lontano, palpitando d’emozione. Avevo ingannato l’attesa, che credevo più lunga, cogliendo alla rinfusa fasci di fiori e d’erbe, e con quel mio carico ridicolo sulle braccia, mi precipitai sulla strada agitandolo in alto per farmi scorgere da lui e per fermarlo al passaggio. Ruggero mi vide, discese, legò il cavallo ed entrò nel piccolo chiosco coperto di caprifoglio pieno di ombra e di frescura. Era pallido e stravolto ma sorrideva e mi guardava con occhi strani, con occhi diversi che parevano vedermi per la prima volta. D’un tratto mi prese la mano e disse:

— Sei tu la prima donna che ho incontrata per via. Questo è il destino. Se tu vuoi