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Pagina:Guglielminetti - Anime allo specchio, Milano, Treves, 1919.djvu/314

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304 allegro, ma non troppo


— No, — proruppe finalmente Santamaura alla prima sosta presso un passaggio a livello, — no, io non ti permetterò mai di lacerar le orecchie a me ed all’umanità innocente con uno stridore di questo genere. Perchè non usi una semplice tromba?

— Caro mio, la semplice tromba è uno strumento antidiluviano; pare che si usasse già nel paradiso terrestre e prima ancora, nel paradiso perduto, — scherzò Sandro Galeata ch’era avvocato e non si lasciava facilmente convincere. — Nessuno più l’ascolta, — proseguì ponendosi in marcia; — è un suono morbido, scivolante, afono; per scuotere i nostri simili ci vuole ormai un sussulto, un urto, un fremito, qualcosa che li prenda per la gola e li costringa a voltarsi e a scansarsi.

La vettura si slanciò per un rettilineo deserto e gli amici, nel vento della corsa che travolgeva le parole, tacquero per un pezzo, ma Santamaura rifletteva intanto sul mezzo di salvare sè e l’amico da un simile scempio che gli pareva sacrilego per l’arte.

Egli era un musico di valore, ancora giovane e non ancora celebre e componeva da due anni un’opera, il Don Giovanni, che gli doveva dare la gloria, la ricchezza e la felicità ad un tempo. Per ora non gli dava che una grande esaltazione lirica quando ne parlava con gli amici, molte illusioni di gran-