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la matrigna 83

— Sì, — disse Rino in un soffio; — studierei tanto lo stesso ed egli non avrebbe a pentirsene e poi, vedi, io resterei con te, sempre con te, non ti lascerei più.

Pronunziò le ultime parole piano, con la voce chiusa in gola come se una mano glie la stringesse e sentì in sè una commozione così struggente, una tenerezza così dolorosa che abbassò le palpebre per trattenere il pianto. Ma le lagrime grosse, calde, ancora infantili, sgorgarono egualmente e caddero sui licheni giallastri. Egli s’era abbassato sul tronco d’albero per nascondere la sua debolezza e non vedeva il viso della donna, ma dopo un momento sentì le mani di lei sulle sue tempia e s’alzò e la guardò negli occhi.

Ella sorrideva d’un sorriso un po’ forzato e diceva con la voce leggermente ansante: — Via, via, non fare così, un ragazzo non deve piangere. Pregherò tuo padre perchè ti lasci a casa. Sei contento ora?

Egli le baciò una spalla, vi premette un momento la guancia col cuore che gli doleva di felicità e non rispose. Non parlarono più di questo, ma il domani in fin di tavola suo padre traendo dalla tasca il portasigarette gli domandò se veramente credeva vantaggioso per lui di restarsene a casa. Rino gettò un rapido sguardo alla matrigna che quel giorno era pallida e non toccava quasi cibo