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La virtù è simile ad una rete sottile e consistente, la quale racchiude colui o colei che l’esercita fra le strette maglie dell’estimazione, del rispetto, della fiducia pubblica, e costringe chi vi si trova imprigionato a non uscirne, senza grave suo danno e disdoro, quand’anche gli si presentasse l’occasione più favorevole e più tentatrice.
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Così pensava non senza mestizia la signora Angelica Mari, la quale, essendo arrivata presso la quarantina dopo aver avuto due mariti e neppure un amante, si trovava precisamente nelle condizioni della persona virtuosa imprigionata forzatamente nell’involucro della propria virtù.
Ella era giunta a quel momento pericoloso della sua vita in cui avrebbe voluto insinuarsi fra l’una e l’altra di quelle sottili maglie, andarsene per qualche poco in giro per le strade tortuose e attiranti che intravvedeva dalla sua prigionia e quindi tornarsene al proprio onorato posto di donna incorrotta ed incorruttibile, senza
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