Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/136

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amalia guglielminetti

disse con la stessa sincerità di suo marito il vecchio specchio verdognolo che si alzava sino alla vôlta infisso nella parete di fronte.

Ella si morse le labbra e scosse le spalle con un piccolo gesto nervoso che le era divenuto consueto nelle due settimane della sua vita coniugale, nella convivenza continua con quell’uomo il quale si vantava di dire sempre la verità.

— La menzogna è il più il gran male che infesti la vita umana e la vita civile, — asseriva il signor Massimiliano Delisi. — Se tutti gli uomini e tutte le donne fossero sinceri con sè stessi e con gli altri, quante inquietudini di meno e quante gioie di più si troverebbero in questo povero mondo!

Ed egli metteva in pratica per proprio conto questi suoi dogmi quanto più ampiamente gli fosse possibile; e forse per questa ragione riusciva molesto a quanti lo conoscevano e talora intollerabile anche a sua moglie, sebbene ella avesse posseduto sino alla vigilia del matrimonio una mitezza di carattere quasi simile a quella d’una colomba.

D’una colomba la signora Fausta aveva anche il lungo collo pieghevole e la timidezza silenziosa, la quale qualche volta irritava suo marito che chiacchierava troppo e volentieri, anche quando prudenza e gentilezza gli avrebbero consigliato di tacere.

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