Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/17

Da Wikisource.



lettere d’amore

lettere sieno dirette a me? Hai tu letto il mio nome sopra il loro indirizzo, l’hai tu letto in una sola di queste pagine?

Arturo corrugò la fronte frugando nella sua memoria, poi afferrò violentemente i fogli sparsi sulla scrivania e li scorse con uno sguardo torbido, combattuto fra l’ira di questa smentita e il sospetto di un inganno più sottile.

— Che cosa significa un nome? — mormorò fra i denti gualcendo la carta sottile con le dita inquiete; — vi sono mille modi di rivolgersi ad una persona senza chiamarla con l’appellativo del suo stato civile. Trovo qui dentro cento nomignoli sciocchi da cane, da gatto o da scimmia che possono benissimo servire al tuo caso. Quanto alle buste esse furono prudentemente distrutte.

— Tu vuoi credermi colpevole a qualunque costo, tu vuoi perdermi senza ascoltare ragioni, — gemette Fernanda col volto fra le mani; — ed io non posso parlare; io non posso dire la verità che mi salverebbe.

— Ma parla in nome di Dio! — proruppe suo marito protendendo verso di lei le braccia impetuose. — Quale altro vergognoso mistero può nascondersi qui sotto?

— Per carità, Arturo non dire così; — ella implorò con una piccola voce atterrita, — mi ripugna tanto ciò ch’io debbo rivelarti e tu mi togli ogni coraggio.


— 15