Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/170

Da Wikisource.


amalia guglielminetti

sentita male, così da costringere i famigliari a portarla a casa semisvenuta.

Fu allora che il vecchio medico dei Vannelli, il quale da parecchi anni deplorava lo sperpero di forze a cui assoggettavano storditamente quella bambina delicata, aveva dichiarato con pacata fermezza che in un caso simile tornavano inutili le pillole e gli sciroppi, ma occorreva un cambiamento temporaneo ma radicale d’abitudini e di vita.

Belprato era un grande cascinale piantato fieramente sulla cima d’un colle, e composto della parte rustica e della parte civile. Quella bassa, oscura, coi tetti d’ardesia spioventi, aperta sopra una vasta aia: questa coperta di tegole rosse, coi muri grigi e le finestre verdi, esposta in pieno sole davanti alla immensa prateria quadrata, che dava il nome alla casa.

Una pergolata d’uva moscatella ombreggiava le stanze a terreno e la grande cucina, e la vite vergine a ciuffi, a festoni, a cascate, correva intorno agli archi della lunga loggia, su cui si aprivano le camere del primo piano.

Luciana passò su questa aperta veranda, tra l’ombra leggera ronzante d’api, e il torpore caldo della giovine estate, distesa in un sedia

168 -