Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/188

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amalia guglielminetti

voce piena di timido impaccio, la quale contrastava stranamente con l’ardito fervore del suo sguardo. Ed attese ch’ella lo congedasse con la gentilezza sorridente del suo saluto. Ma Luciana continuava ad infilare le perle a capo chino, sporgendo un poco la vermiglia tumidezza del labbro inferiore e sollevando nel respiro frequente la seta bianca della sua camicetta ampiamente scollata.

— Suo fratello tornerà domani? — domandò egli dopo una pausa.

— Forse stasera stessa, — ella rispose senza levare il capo.

— E allora domattina ripasserò. Buon giorno, signorina.

Ella alzò finalmente la fronte, e si rizzò rapida sul busto con un atto così repentino che alcune perle posate sul parapetto caddero e rotolarono senza rumore sul pavimento coperto d’un tappeto di stuoia.

Arrigo si chinò a cercarle, le raccolse con delicatezza e gliele porse nel cavo della mano, più bianche e più soavi su quell’arida pelle abbronzata, avvicinandosi maggiormente alla deliziosa persona, aspirando il profumo indefinibile che esalava dalla sua epidermide, mentre gonfiava il petto e dilatava le narici come quando respirava nel cuor della selva l’odore dell’agile preda fuggente.

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