Pagina:Guglielminetti - La porta della gioia, Milano, Vitagliano, 1920.djvu/226

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amalia guglielminetti


Piccola e brutta, ma vestita con minuziosa cura, dava con la sua vicinanza maggior risalto alle grazie eleganti, divenute con gli anni alquanto opulenti, di Anna Maria ed esisteva fra di esse quella muta intesa reciprocamente tollerante e confidente che nasce e si consolida fra due esseri diversi ma l’uno necessario all’altro.

Le due donne scescero dinanzi alla villa dove il custode le attendeva per la consegna delle chiavi, e dincominciarono ad aggirarsi liberamente per la casa che le doveva ormai ospitare.

Nel dolce pomeriggio di primissimo autunno gli alberi del parco vetusto parevano cosparsi di una polvere d’oro che brillava sotto il sole ancora caldo. E il sole entrava a ondate molli e odorose dalle grandi vetrate aperte, sotto le cortine di merletto a mezzo sollevate, s’allungava in striscie luminose sui pavimenti lucidi di cera, accendeva i colori delle stoffe e dei tappeti, luccicava sulle cornici dei quadri, s’infocava in fondo agli specchi, animava tutta quella casa muta e deserta di una vitalità così chiara, risuscitava un tale palpito di esistenze sconosciute, ne rivelava così serenamente le traccie, che il cuore esperto dell’antica avventuriera se ne sentiva quasi intimidito, come se involontariamente violasse con la sua presenza una intimità altrui.

Ella si indugiò a lungo in una stanza d’angolo affacciata sul parco, più giovanilmente fre-

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