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92 le ore inutili


S’era avviato in questi pensieri sotto una fila di portici dove la gente si pigiava per ripararsi dalla pioggia e d’un tratto s’accorse d’essere giunto davanti alla casa di sua cugina Lauretta. Allora si fermò e pensò che poteva salire da lei con la speranza di trovarla, per dirle il suo doloroso stupore ed alcune parole di sincero compianto.

Nel salotto semibuio per l’oscurità del cielo e dei cortinaggi egli trovò sua zia tutta in lagrime intenta a narrare con molti sospiri ad un’amica matura la tragica fine del suo futuro genero. Ella salutò appena Ferdinando e non lo presentò alla signora ma egli sedette sull’orlo d’una poltrona, nell’ombra, e stette ad ascoltare i particolari di quella morte con una avidità vibrante di commozione.

Quindi la visitatrice si alzò e fu chiamata Lauretta perchè venisse a salutarla. Ella si presentò sulla soglia tutta vestita a lutto come una vedova, più bella e più superba nel suo pallore senza lacrime e si lasciò baciare silenziosamente dalla matura signora che s’accomiatava. Soltanto quando questa fu uscita ella s’accorse della presenza di Ferdinando e lo guardò con due occhi foschi, senza rivolgergli la parola.

— Lauretta, — egli balbettò timido e impacciato dinanzi a quel dolore così rigidamente