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Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/110

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102 le ore inutili

contro il morbo e illudersi forse di averlo vinto o almeno domato. Ma sarà una speranza fittizia.

— E bisognerà cedere, — soggiunse donna Saveria scrutando il volto del medico.

Egli sollevò le spalle con gli occhi all’alto nell’atteggiamento della rassegnazione mentre ella proseguiva:

— È questo che m’occorreva conoscere. Un mese di vita, il tempo per salutare i figli di mio figlio che sono lontani, dispersi pel mondo. Per uno di essi, per il più giovane, mi sarà necessario il suo aiuto, dottore.

Ella incrociò sulla coperta le dita pallide e grasse e sollevò verso di lui le mani congiunte, supplichevoli:

— Bisognerà che lei scriva annunziando la mia non lontana fine e chiedendo nel nome di una moribonda la grazia di lasciarmelo rivedere prima di chiudere gli occhi per sempre. Senza di questo non potrò andarmene in pace, nè ottenere forse il riposo nell’al di là.

La sua voce prima implorante s’era fatta fioca e quasi incomprensibile come s’ella parlasse ormai per sè stessa, per il bisogno di esprimere un pensiero lungamente chiuso nell’anima tormentata. Ma il medico, chino su di lei, la ricondusse al presente con un’altra domanda: