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Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/127

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Il bell'Arturo 119

pensiero di prender moglie e subito gli parve un eccellente proposito.

Vi fantasticò una settimana o due e già incominciava a stancarsi di quel vano immaginare, quando una sera all’Opera gli parve di riconoscere in un palco un lontano congiunto di sua madre, nonno di due giovinette orfane che s’era raccolto in casa bambine. Dissipati i dubbi e fatto certo ch’egli aveva con sè una delle nipoti, salì a salutare il vecchio parente, e poichè la fanciulla era graziosa e lo guardava volentieri ridendo con bellissimi denti arcuati nelle gengive rosse, egli si adornò di tutti i severi titoli che gli servivano solo ormai come un abito di parata da indossare in onore delle persone serie e notò che gli occhi austeri del vecchio signore molto si compiacevano di quei lustrini e di quei pennacchi. Li accompagnò all’albergo e fu invitato per il domani a colazione. Egli sentiva di piacere alla giovinetta e sopportava amabilmente le indagini un po’ pedantesche che il vecchio si ostinava a compiere su le ragioni della sua vita oziosa, così male adatta alla sua età e alla sua cultura.

La mattina seguente, girovagando nei dintorni dell’albergo, scorse la graziosa fanciulla intenta a scegliere alcune rose nel canestro di una fioraia errabonda e si avvide di correre a