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La salvatrice 127


Lontana e nemica egli possedeva un’agiata famiglia, padre e zii, fratelli e congiunti dei quali non aveva notizie da cinque anni e che ignoravano completamente la sua sorte.

Prodigo discolo ozioso, era stato cacciato dalla casa paterna a diciott’anni e aveva errato il mondo alla ventura, senza recar danno ad altri che a se stesso, ora spinto dalle necessità della vita al più accanito lavoro, ora dissipatore spensierato di una improvvisa fortuna, abbastanza intelligente, tenace e orgoglioso per ricominciare da capo e abbastanza indifferente alla ricchezza per disperdere ancora al vento le sue fatiche.


Al primo squillo di guerra era accorso sotto le armi e durante uno dei primi combattimenti era rimasto ferito. Nessuno aveva avvertito la sua famiglia, nessuno dei suoi era venuto a chinarsi sul suo guanciale per spiarvi in ansia le vicende dolorose del male. Egli stesso s’era rifiutato di dare il nome e il recapito di suo padre, assicurando d’essere orfano e solo. Ora, a convalescenza inoltrata, era venuto a cercare l’ultimo tepore dell’estate e la prima pace dell’autunno in quel paesello fra mare e colle già noto alla sua fanciullezza, dove la morbida spiaggia sabbiosa offriva alla sua stanchezza