Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/159

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L'uomo tinto 151

dai limiti che gli sono assegnati, con un effetto di comicità ed anche di trascurata pulizia più grave anche di quanto forse in realtà non meriti il vecchio marchese Licandri.

— Si direbbe quasi che vuoi assumerne la difesa, — notò il marito alquanto sarcastico.

— Tu scherzi, Riccardo, — ella sorrise con una blanda protesta.

— Sì, scherziamo da dieci minuti tutti e due, smarrendoci in chiacchiere inutili su questo nostro sconosciuto vicino di casa, il quale appartiene a quella numerosa categoria del nostro prossimo che è, e che ci sarà sempre profondamente indifferente. Nora, dammi le tue mani.

Riccardo prese fra le sue le sottili mani ch’ella gli tendeva e si chinò a baciarle nelle palme; poi le accarezzò i capelli e baciò le fresche labbra su cui errava un sorriso distratto.

— Ora vado, amore caro. Il dovere mi chiama, — e s’avviò all’anticamera, infilò il soprabito parlando con leggerezza serena. — Oggi debbo difendere un ladruncolo che tagliò una tasca per rubare un portafogli. Il derubato, che è un ricco signore, non se ne accorse e avrebbe creduto a uno smarrimento se non si fosse trovato il taglio nella giacchetta. Ciò lo indusse a denunciare il furto e a far acciuffare l’abile ladro.