Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/162

Da Wikisource.
154 le ore inutili

i trent’anni. Si sentiva più giovane pel desiderio di vivere e di gioire che le riempiva le vene. Amava avidamente le cose rare, magnifiche e preziose, sacre alla vanità e al lusso femminile. Le sete molli che accarezzano le carni, i profumi intensi che stordiscono come gli oppiati, i gioielli che splendono sui velluti delle vetrine come stelle su firmamenti bui. E le lucenti macchine sorvolanti sulle vie polverose, i cavalli agili lanciati al galoppo vertiginoso tra eleganti folle in attesa fremebonda, le ville sognanti dietro cancelli dorati, immerse in verzure cupe, rifugi fastosi del godimento, ove la vita sembra trascorrere come una voluttà senza fine.

Nora s’alzò con impeto dal suo divano e mosse alcuni passi per la stanza, come per scacciare da sè quelle visioni tormentose e ostinate. Un mazzolino di ciclami moriva lentamente con l’umile grazia dei fiori di selva in un vasetto di fiorazzo pesarese a vivaci colori posato sul piano della piccola scrivania. Ella lo odorò socchiudendo gli occhi, a lungo, poi staccò alcune di quelle corolle rosee e le sminuzzò fra le dita nervose.

Perchè torturarsi nella vanità irritante di quei pensieri tante volte scacciati come tentatori inutili e grotteschi? Ancora una volta ella