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Il gioiello dell'ava 173

aveva passata la giornata a torturarsi nel rammarico di quell’abbandono e ad apparecchiarsi all’addio della sera.

Indossò irosamente la marsina, infilò all’occhiello la gardenia che sua madre gli aveva disposto sul cassettone e per la prima volta, ritto dinanzi allo specchio, gettò a se stesso uno sguardo distratto, senza ammirare la bellissima perla dai rari riflessi azzurri e violacei, perfetta nelle sue trasparenti rotondità che dolcemente brillava sul candore del suo sparato.

Quand’ebbe collocata sua madre nel palco fra due vecchi amici che le facevano la corte con una discreta galanteria d’altri tempi, Giorgio le baciò la mano e le chiese il permesso d’assentarsi. E poichè suonavano in quel punto le dieci, si precipitò in automobile e suonò alla porta di Lucilla De-Renzi pochi minuti dopo.

Ella salutava in quel momento una coppia di giovani amici suoi, marito e moglie, che s’indugiavano da mezz’ora in complimenti e in lamentele senza fine e fu tutta lieta dell’arrivo di Giorgio che le permise di liberarsi dei tediosi visitatori.

— Come sei bello! — ella esclamò mentre lo introduceva nel salotto; ed ammirò il taglio elegante della sua marsina, la trasparenza delle sue calze di seta, la fresca gardenia del suo