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mente il vero, anche col pericolo di andare incontro a una delusione.

Ma la sua allieva gli evitò queste difficili indagini, partecipandogli una sera, all’improvviso, una notizia inattesa.

— Professore, fra poco saremo costretti a troncare le nostre piacevoli lezioni.

— E perchè, signorina?

Ella aveva pronunciato con gaiezza, sebbene con una leggiera intonazione di rammarico le parole che annunziavano un prossimo commiato, ma Valenzi sentì che la propria voce tremava mentre egli mormorava con un sobbalzo trattenuto la domanda ansiosa.

— Perchè sono fidanzata, caro professore. Mi sposerò fra un mese e mezzo.

Valenzi inghiottì qualche cosa che lo stringeva alla gola e rispose con un sorriso penoso:

— Ne sono lieto, veramente lieto. E chi è dunque l’uomo fortunato che mi rapisce la più gentile fra le mie allieve?

— L’uomo fortunato è un giovane artista non ancora celebre, ma che lo sarà certamente un giorno. È il pittore Fulvio Albanesi, quello che ha lo studio in questa stessa casa all’ultimo piano.

— Non lo conosco, — mormorò Valenzi,