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assistito allo sfacelo della stanca esistenza paterna, la quale chiedeva tutti i giorni ancora qualche cosa per trascinarsi avanti fino al domani.

Il dottor Montani, pietoso e buono ma povero anch’egli e provvisto solo delle risorse della sua professione, portava loro il conforto amichevole della sua parola e il sollievo delle sue cure, ma un altro uomo saliva di quando in quando il lungo viale della villa Delbalzo, entrava nelle piccole stanze della portineria, divenute ora l’ultimo rifugio all’antico padrone, e, portandosi via una firma tutta tremula e contorta del malato, lasciava sul suo letto alcuni sudici e preziosi biglietti di banca.

Suo padre aveva umilmente spiegato ad Anna-Maria che costui s’era arricchito esercitando la professione lucrosa dell’usuraio, dopo aver in gioventù arrischiato meno scaltramente la galera sotto una certa ma non abbastanza provata accusa di falsario, e che alla propria morte il ricavo di vendita della villa Delbalzo sarebbe bastato appena a sodisfare le sue avide ma del resto legalizzate pretese.

Tutto ciò era regolarmente avvenuto ed anni dopo, un mattino di maggio, la contessina Anna-Maria Delbalzo, diventata più borghesemente la signora Montani, uscendo dalla messa can-