Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/84

Da Wikisource.
76 le ore inutili


egli non era riuscito ad avviare la loro conversazione sopra un terreno propizio alle dichiarazioni lungamente meditate e, rosso in viso per il sole e per l’ansia, continuava a discorrere di cose inutili e vaghe, lanciando tratto tratto di sotto alle ciglia qualche lungo sguardo indagatore alla sua compagna, la quale gli rispondeva a monosillabi senza guardarlo, andando dritto di fronte a sè col suo passo rapido e leggiero di giovinetta.

A poca distanza della casa un immenso pino stendeva la sua densa ombra sul biancore accecante della strada, e una rustica panca, costruita pei suoi riposi da qualche ingegnoso viandante, si appoggiava al tronco scabro dell’albero invitando i passeggeri a sostare un momento alla verde frescura.

Anna-Maria non resisteva mai alla tentazione d’abbandonare la sua persona sottile alla dolcezza riposante di quell’indugio prima d’iniziare la breve salita che la portava alle soglie della sua casa, e anche quella mattina sedette sulla panca rustica al rezzo odoroso del pino silvestre, e sorrise blandamente a se stessa con un piccolo sospiro di raccolta felicità.

Albertino rimase in piedi dinanzi a lei e trasse da quel sospiro la forza di manifestarle il proprio tenero sentimento.