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78 le ore inutili


ruga sottile e diritta come un taglio, mentre un lieve sogghigno le contorceva la bocca.

— Io la faccio ridere, lo so, con le mie sciocchezze, — riprese mortificato Albertino. — Ma mi risponda almeno con una parola, anche con un’insolenza. Mi dica chiaramente che sono un idiota ed io me ne andrò senza più seccarla.

— È un bambino, — mormorò Anna-Maria, crollando il capo con un sorriso di compatimento blando, e s’alzò per riprendere la sua via.

Ma Albertino, rianimato da quella parola benevola, le si pose di fronte e la supplicò d’ascoltarlo ancora un momento, di sedere ancora un momento su quella panca all’ombra di quel pino sul quale incominciava allora il frinire alto e roco d’una cicala meridiana.

— Vede, — soggiunse Albertino con un sorriso d’ingenua malizia e di gioia infantile, — io non sono poi tanto bambino. Ho compiuto proprio oggi i miei ventun anni e mio padre questa mattina mi ha fatto un magnifico regalo.

— Me ne rallegro, — disse fra i denti con una beffarda ironia la signora Montani, e vide in pensiero passare fra quelle mani le firme di suo padre, alternate alla sudicia preziosità di alcune carte monetate.