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Pagina:Guglielminetti - Le ore inutili, Milano, Treves, 1919.djvu/98

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ciò che anch’egli ormai chiamava come gli altri “il soprappiù„ e appena si arrischiava a darle timidamente del tu come lo autorizzava la sua parentela ed a farle due o tre visite all’anno, accolto da lei e da sua madre con una tediata indifferenza.

Pareva ch’esse si vergognassero d’avere un gobbo nella loro famiglia, come se questo potesse nuocere ai futuri destini di Lauretta e gli lasciavano chiaramente comprendere che desideravano di vederlo il meno possibile. Ma quando ella si fidanzò a Gianni Bonvicini, il quale era un ottimo partito e un bellissimo ragazzo, gli si mostrarono alquanto più indulgenti e si degnarono di ammetterlo con qualche maggiore frequenza in casa loro, forse perchè Gianni si divertiva a confrontarlo così piccolo e mal costrutto con la sua magnifica aitanza di bell’ufficiale in divisa.

Senonchè, partito Bonvicini per la zona di guerra fra le lagrime della fidanzata, Ferdinando non osò più mostrarsi alla cugina, come se ella dovesse ora maggiormente disprezzarlo perchè egli se ne rimaneva a godersi il suo agiato ozio e la sua sconfinata libertà, mentre Gianni passava le notti nell’umidità gelida della trincea e si esponeva ogni giorno alla morte.

Il gobbetto sfogliò lentamente il giornale so-