Pagina:Guglielminetti - Le seduzioni - Le vergini folli, Torino, Lattes, 1921.djvu/13

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vii


Io non so, nè credo che a questa immaginazione corrisponda la persona di Amalia Guglielminetti. Io parlo della sua poesia. In una incredibile concentrazione fantastica, questa fanciulla ha vissuto la vita della peggiore femmina moderna; amante, attrice, adultera, cortigiana. Essa ha letto, al chiarore perverso d’una lampada incerta, i grandi romanzi francesi.

Romanzi letti con anima piena
di febbre, a notte, mentre in ombre il lume
ripeteva negli angoli ogni scena.

L’amata emersa dalle trine a spume
e l’amante a’ suoi piedi, ebbro di lei,
si sprigionavan molli dal volume.

Illanguidiva i suoi grand’occhi rei
smaniosa d’amar la Bovary,
o con la barba a punta e con i bei

denti rideva fatuo Bel-Ami.


Ed ecco la lettrice si trasfigura in protagonista. Che cos’è la donna vera e vivente? Una costola strappata dal fianco di Adamo. Essa è la materia plastica, nella quale la volontà mascolina si foggia la figura visibile del suo desiderio. Ester, Medea, Alceste, Lalage, Beatrice, Laura, Francesca. Ogni grande poeta ha fabbricato nella solitudine del suo sogno il simulacro dell’amore e della bellezza, perchè le donne viventi gli s’affollassero con ansia dintorno imitandone le fogge ed i modi. Sanguinaria e frodolenta affer-