Pagina:Guglielminetti - Le seduzioni - Le vergini folli, Torino, Lattes, 1921.djvu/230

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al sonno Sonno soave, il tuo suggello nero sopra l'aride palpebre m'imprimi.

Sosta a lungo su me, tu che sopprimi tedio di vita e male di pensiero.

Fasciami di torpor, se il tuo mistero non ha asprezza d'aneliti che limi, se i più dolenti s'inabissan primi nel nulla d'un morire passeggiero.

Non darmi sogni; lasciami in letargo giacer, con le tue dita sui miei cigli, sotto il tepor del tuo mantello largo.

Se puoi, le dita sui miei occhi tieni fin che il Signore mio giunga e bisbigli al mio orecchio: – È l'aurora. Alzati e vieni!