Pagina:Guglielmo Bertagnolli, Il primo processo delle streghe in Val di Non.djvu/7

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sone malefiche, detto anche commissarius c. p. m. oppure semplicemente commissario;
il n. signor Gabriele Barbo, assessore della valle di Non e di Sole e già vicario foraneo della stessa giurisdizione e cancelliere nelle cause contro le persone malefiche;
Baldassare Arnoldo, notaio;
Zambono e Pasquino, officiali di Castel Coredo;
Matteo Caldana (Matheus Candana) viatore o avvisatore.

Nella monografia « Nonsberger Hexen-Prozesse in den Jahren 1614 e 1615 » si afferma che Lorenzo Torresani fu difensore di gran parte degli inquisiti; infatti trovai che nella prima ripresa egli intervenne (1612) (1) senza interloquire. Nel 1615, e precisamente nel maggio, il Barbo uccideva sua moglie, la nobildonna Anna Maria degli Alessandrini, gravida e, già prossima al parto, per la qual cosa fu chiusa l’inquisizione, presenziando nelle ultime, ulteriori pertrattazioni Lodovico Particella.

A giudicare per induzione, l’anima brutale dell' inquisizione e il Barbo, il cui carattere è poi fatalmente lumeggiato dal suo delitto. Su lui grava la maggiore responsabilità.

Per colpa dei documenti mutili ci presentiamo al processo in ritardo. Siamo probabilmente in una « villa » della bassa Anaunia: sfilano davanti a noi alcuni testimoni i quali depongono in lingua volgare. Le domande dei giudici non sono registrate, cosicchè le truci figure degli inquisitori ci paiono quasi ravvolte dal mistero, dal silenzio: specialmente nella prima parte — informativa — del processo. Le deposizioni lumeggiano il grado di superstizione dei singoli luoghi: in alcuni non c’è nulla: in altri troppo. Il testimonio primo, del quale sappiamo il nome, è l’ottantesimo quinto citato: Antonius Lilijs di Quetta. Che cosa fu deposto prima? Ci duole di non poterlo dire: lui asserisce di aver sentuto nominar una « stria » a Quetta, una vedova Menega detta la Tronella, che pare la figura più compromessa della pieve: ha fatturato animali, e s'accusa, d’altro canto, di aver « sfantato un'altra fattura d’ impotenza coniugale » conducendo la sposa ammaliata sopra un « zoffo di salvia ». Sfilano 15 testimoni: di Quetta (Gili e Fedrizzi (2) di Dercolo



  1. Ms. 618, pag. 496, come procuratore di Tommaso Porlata di Tos. Il difensore pero non interviene mai nella discussione del processo e ha — come risulta dalla procedura illustrata dal Dandolo — ben poca influenza sull’esito dell’azione giudiziaria.
  2. Detto chel.