Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/213

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la decima scalata 207


IV

[Sullo stesso argomento].

In contrario.

Io ardirò di dire, prestantissimi cittadini, e lo dirò giustificatarnente e con veritá, che questa cittá non fu forse mai tanto vicina o alla salute o alla ruina, quanto la è al presente; perché essendo per grazia di Dio ridotta alla libertá e nel governo populare che è el proprio e naturale suo, non è da dubitare che se in questo vivere la procederá ordinatamente e temperatamente, ed andrá augumentando le buone disposizione de’ cittadini ed ingegnandosi di tenere contento ognuno nel grado suo piú che si possa, che questa cittá fiorirá drento con pace, con unione e con ricchezze, e con questo buono fondamento non solo si libererá di fuora da e’ travagli che ha ora, e recupererá Pisa, ma ancora dilaterá lo stato suo e la riputazione, piú che mai abbi fatto in tempo alcuno. Ma se per el contrario si comincerá a disordinare e procedere licenziosamente e volere confondere tutte le distinzione e gradi de’ suoi cittadini e lasciarsi traportare da opinioni vane e bestiale, è certissimo che tra noi cominceranno le divisione e le confusione, le quali meneranno la cittá in luogo, che non solo non uscirá de’ pericoli in che si truova ora, ma indubitatamente si conducerá, e presto, in qualche grande precipizio ed esterminio. Però è necessario che voi, prestantissimi cittadini, da’ quali depende tutto el bene ed el male della cittá,