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Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/38

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32 dialogo del reggimento di firenze


beneficio che Lorenzo mi fece in mostrare di aiutarmi, che della ingiuria del mettermi in pericolo; ma si sa che non fu per altro che per tórre lo ardire a me e forse con questo esemplo a molti altri. Né mi voglio maravigliare delle altre cose, quando mi viene in mente che degli amici suoi piú confidenti non si fidava, aggirandogli con vari mezzi ed avendo sempre con loro qualche riservo; di che può fare fede quella sottile invenzione di tenere, con ordine degli otto della prattica, cancellieri fermi appresso agli imbasciadori, nonostante che gli imbasciadori erano pure sempre de’ suoi piú intrinsechi.

Da questi fondamenti si può inferire che se a’ Medici fussi venuto a proposito lasciare da canto la mansuetudine con la quale voi avete detto che sono vivuti, ed è la veritá, a rispetto de’ tiranni di Bologna e di Perugia, l’arebbono lasciata; perché chi si propone per ultimo fine suo la grandezza propria, ha per inimico ogni cosa che è contraria a questa e per conservarsela farebbe, ogni volta che bisognassi, uno piano delle facultá, dell’onore e della vita di altri. E che piú bello esemplo vogliamo noi che el 34, dove Cosimo mandò in esilio e distrusse tanta nobilita e tante case, che si può dire con veritá che di tutti e’ mali che ha avuto la cittá nostra in alcuno tempo, nessuno è stato comparabile a questo? La ingiuria che ebbe Lorenzo da’ Pazzi fu gravissima; errerò forse manco a dire l’offesa, perché non pare si possa dire ingiuriato chi ha provocato; e nondimeno la vendetta passò ogni misura di civilitá, perché non solo nel primo impeto furono impiccati molti che non erano in colpa, ma poco appresso fu fatto el medesimo a Renato che aveva sempre detestato l’arme, e poi a sangue freddo tenuti tanti anni in prigione quegli poveri giovani innocenti; vietato el maritarsi alle fanciulle, e fatto molte altre esorbitanzie che sono tutte secondo la natura di simili stati, ne’ quali si castiga non solo chi ha cercato mutazione, ma ancora e’ figlioli, e’ fratelli, e’ parenti. Potrebbesi dire infinite altre cose, ma avendo io detto assai voglio lasciare el luogo a Pagolantonio.