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34 dialogo del reggimento di firenze


non avessino punto di spirito di buono cittadino, il che mal volentieri si debbe credere in chi non ha lo animo al tutto corrotto, quando, dico bene, non avessino alcuna scintilla di amore alla patria sua, non può essere che tacitamente non si sdegnino, vedendo aversi sospetto di loro, e che la autoritá ed el pondo del governo è in cancellieri, persone vili e di poca qualitá, ed el piú delle volte sudditi nostri; a’quali nondimeno chi vuole intratenersi bisogna che diferisca e che gli onori per maggiori. E questo oltre a essere cosa molestissima a chi ha punto di gusto, di essere dominati da chi doverebbe servire, è ancora pernizioso alla patria trovarsi in mano di persone che ci sieno inimici ed almanco non ci abbino amore; e che e’ segreti ed intrinsichi di tutti noi e gli umori e valuta della cittá abbino a passare ogni di per mano a simili ed a essere noti a loro piú che a noi medesimi.

Però non so come Bernardo potrá aguagliare el vivere di simili stati al governo populare, nel quale quando bene gli effetti non fussino migliori che quegli della tirannide, l’uno è secondo lo appetito naturale di tutti gli uomini che b anno per natura lo appetire la libertá, l’altro è direttamente contrario, avendo ognuno in orrore la servitú; donde eziandio con disavantaggio sí debbe preporre quello che satisfa piú alla naturalitá, che el contrario. E questa ragione è generale in tutti gli uomini, perché ordinariamente gli instinti naturali sono in ognuno. Ma particolarmente coloro che sono di ingegno piú elevato o di animo piú generoso, non possono né debbono stare contenti alla servitú, anzi bisogna si disperino quando veggono che le azioni loro, che arebbono ragionevolmente a essere libere nè avere dependenzia da altri che da sé medesimo e dal bene della patria, bisogna che si regolino secondo lo arbitrio di altri, o sia giusto o sia a beneplacito; quando cognoscono che non solo sono constretti a sottomettersi a chi sa molte volte manco di loro, ma ancora gli bisogna andare nascondendo la sua virtú, perché al tiranno dispiacciono tutti gli spiriti eccelsi, ogni potenzia eminente, massime quando procede da virtú, perché la può manco bat-