Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/9

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PROEMIO

È tanto bello, tanto onorevole e magnifico pensiero el considerare circa e’ governi publichi, da’ quali depende el bene essere, la salute, la vita degli uomini e tutte le azione egregie che si fanno in questo mondo inferiore, che ancora che non s’avessi speranza alcuna che quello che si pensa o si disegna potessi mai succedere, non si può dire se non che meriti di essere laudato chi applica l’animo e consuma ancora qualche parte del tempo nella contemplazione di sí onesta e sí degna materia; sanza che sempre se ne può cavare documenti accommodati ed utili a molte parte del vivere nostro. Se giá non crediamo che Platone, quando pensò e scrisse della republica, lo facessi mosso da speranza che quel governo immaginato da lui avessi a essere introdotto e seguitato dagli ateniesi; e’ quali a tempo suo erano in modo diventati licenziosi ed insolenti, che, non che egli tentassi di fargli ricevere buona amministrazione, ma, come si truova scritto in una sua pistola, disperato che mai piú s’avessino a governare bene, non volle mai mescolarsi né travagliarsi della loro republica. Non sará adunche per conto alcuno reprensibile né el pensare né lo scrivere circa el governo della nostra cittá; e molto manco perché, se bene per la autoritá che hanno e’ Medici in Firenze, e per la potenzia grandissima del pontefice paia perduta la libertá di quella, nondimeno per gli accidenti che tuttodí portono seco le cose umane, può a ogn’ora nascere, che cosi come in uno tratto dallo stato populare la venne allo