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Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/91

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LIBRO SECONDO

Parlano e’ medesimi.

Bernardo. Le notte sono si lunghe ed e’ vecchi per l’ordinario dormono si poco, che io ho avuto tempo parecchie ore a rivolgermi per la mente el ragionamento di iersera; e quanto piú vi ho pensato tanto mi paiono piú vere molte cose di quelle che io vi ho detto. Pure perché facilmente potrei ingannarmi, arò piacere d’intendere la opinione vostra, non per disputare se la sará contraria alla mia, perché el disputare non sarebbe altro che generare tedio, conciosiaché questa materia, per quello che è stato detto ieri e per quello che di piú direte voi, resterá illuminata abastanza. Voi avete a ogni modo a desinare qui, però abbiamo tempo assai; non siate piú avari a me che sia stato io a voi: io vi udirò volentieri ed anche, se mi verrá a proposito, vi dimanderò.

Capponi. La opinione nostra vi può essere nota ancor che noi non la diciáno, perché se noi avessimo creduto che la cittá avessi a stare meglio sotto questa grandezza, né Pagolantonio alla morte di Lorenzo arebbe confortato Piero de’ Medici a moderarla, né io poi mi sarei affaticato per cacciarlo. Ognuno di noi aveva avuto delle cose che ci dispiacevano, ma non erano però mortali, né tali che avessimo solo per questo a metterci in tanto pericolo; nel quale è pazzia entrare chi non ha altro fine che lo interesse suo particulare, atteso che el pensare a mutare stati è diffíciliimo a riuscire, e riuscito che è, non ha effetti seco che bastino al particulare di