Pagina:Guicciardini, Francesco – Dialogo e discorsi del reggimento di Firenze, 1932 – BEIC 1843020.djvu/99

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libro secondo 93


non pensa, pure che come ho detto la si ordinassi in modo che si potessi stare sicuro che la non avessi a essere causa di disordinare; il che non sarebbe difficile, pur che si avessi rispetto a introducerla, massime in Firenze, in tempo che lussi a proposito; altrimenti chi non gli facessi questo fondamento fermo, sarebbe uno tentare di volere provare tutti e’ mali che uno modo simile può fare, sanza avere speranza di sentire alcuno de’ beni. Ma ritorniamo, se vi pare, a’ ragionamenti di prima, ne’ quali, come io dissi poco fa, io voglio stare a udire e non contradire.

Soderini. A me occorre piú confermare quello che Piero Capponi ed io dicemo ieri e ciò che stamani ha detto lui, che aggiugnere. Ed in veritá, come diceva egli, se noi areno sorte di non cadere in una confusione, come io voglio sperare che abbia a essere, e’ ci sará tanto ordine che basterá a conservare lo stato nostro, e le altre cose, a giudicio mio, cioè quelle che attengono al governo di drento, andranno meglio, e ne resterá sanza comparazione piú satisfatto ognuno in ogni grado. E quegli ingegni piú elevati che sentono piú che gli altri el gusto della vera gloria ed onore, aranno occasione e libertá di dimostrare ed esercitare piú le sue virtú. Di che io tengo conto non per satisfare o fomentare la ambizione loro, ma per beneficio della cittá, la quale, se si discorre bene e’ progressi di ogni etá ed antica e moderna, si troverrá che sempre si regge in su la virtú di pochi, perché pochi sono capaci di impresa si alta, che sono quegli che la natura ha dotati di piú ingegno e giudicio che gli altri. E’ quali, se si riscontrano in uno modo di vivere che non gli sia lecito o necessario voltare lo spirito suo a grandezza ed autoritá tirannica, si dirizzano tutti a conseguire la gloria ed onore vero, che consiste totalmente in fare opere generose e laudabili in beneficio ed esaltazione della sua patria ed utilitá degli altri cittadini, non perdonando né a fatica né a pericolo.

Legghinsi bene le istorie de’ greci e de’ romani ed anche le nostre croniche: troverassi che sempre in ogni vivere ordinato, el pondo delle cittá si è posato in su le spalle di questi