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256 oratio defensoria

Ma non si può ragionare della pena se prima non si cognosca del delitto; s’aveva prima a chiarire questo, prima a dichiarare el verbo principale, poi a parlare degli accessori, e spargere quella vena di eloquenzia, la quale ti è parso non potere fare meglio cognoscere che col pigliare una accusazione falsa, perché le vere sa mostrare ognuno anzi si sostengono da se medesime, né hanno bisogno dello ingegno o lingua dello oratore; benché piú laudabile era cercare di mostrare alla patria prudenzia o bontá che artificio di parlare; mostrare che tanti anni che tu hai studiato e Cicerone e filosofi, avessi imparato che la patria ha bisogno di cittadini buoni, amorevoli e gravi, non di ornati parlatori, e’ quali o non mai gli sono utili, o almanco sempre gli sono dannosi, se non hanno congiunta la prudenzia e gravitá con la eloquenzia. Ed in che consiste piú la prudenzia di uno accusatore, che in sapere eleggere reo che difficilmente possa essere assoluto, non uno che non possi essere condannato? In che consiste piú la gravitá, che nel fondarsi in cose solide, pesate e certe e vere, non in argomentuzzi ed in cavillazioncelle, che da lontano paiono poco, da presso e quanto piú le strigni si risolvono in fummo?

Ha chiamato per testimonio uno esercito intero; credetti vedere questa piazza piena di arme e di cavalli; ebbi, io lo confesso, paura, perché ora che sono cosí abietto, cosí percosso dalla fortuna, con difficultá combatto con uno, non che io potessi difendermi da uno esercito. Ma dove è questo esercito? Volessi Dio che cosí fussino tutti gli eserciti! Non aremo mai paura di guerre o di inimici; perché questo non si vede, non si sente, non fa né male né paura a persona; è simile alle nostre calunnie, che chi le ode da altri, crede siano qualche cosa grande, ma ognuno che se gli accosta vede che sono non nulla. Cosí, tante migliaia di uomini, tanti capitani, tanti signori, tante legioni, si riducono a quattro, sei testimoni, e’ quali dimandati diligentemente quello che dicono, diranno alla fine loro medesimi che non sanno quello che si dicono. Non voglio recusarli, come giustamente potrei, perché sono tutte persone che, come hanno detto loro medesimi, patirono