Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti autobiografici e rari, 1936 – BEIC 1843787.djvu/361

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nota 375

con quello ardore che voi sapete da coloro che amano la vostra libertá; la quale poi che è venuta maggiore ancora e piú aperta che nessuno arebbe saputo immaginare, si può credere largamente che sia nata e proceduta piú per divina disposizione e voluntá che per consiglio alcuno umano, perché veduto con quanto sforzo si erano opposti questi cittadini grandi e che non vogliono vivere pari cogli altri, perché la legge non si ordinassi, era giá quasi opinione universale che quello che con le arte sue non avevano potuto ottenere direttamente col popolo che la non si vincessi, l’avessino a conseguire con favori e con minacci indirettamente apresso a’ giudici, operando tanto col non lasciare mai condannare alcuno potente, che la esecuzione sua diventassi vana. Alla quale falsa opinione e molto perniziosa alla republica io mi sono opposto, giudici, anzi per dire meglio, non io ma lo onnipotente Dio, manifesto protettore della nostra cittá, avendomi messo in animo di chiamare in giudicio, con grandissima allegrezza di tutto el populo, non una persona incolpata di oscuri e leggeri errori, non di sí piccole condizione che la pena sua fussi poco utile alla republica e la assoluzione poco dannosa, ma messer Francesco Guicciardini, uomo (pieno di sí gravi sí noti e sí odiosi peccati canc.) rubatore de’ danari publici, saccheggiatore del nostro contado, uomo che ha esosa la vita privata, amatore delle tirannide, desideroso del ritorno de’ Medici, inimico capitalissimo della nostra libertá, ed in effetto pieno di sí gravi, sí noti e sí odiosi peccati che ognuno tenga per certo che e’ non possi essere liberato dalle mani vostre, e nondimeno sí potente che la condannazione che nascerá di lui non solo gioverá sommamente per levare via questa peste della republica, ma molto piú per lo esemplo e perchè resterá chiaro ognuno che piú potrá in questi nuovi giudici, come è conveniente, la veritá, la religione e la severitá de’ giudici che tutti gli altri rispetti e corruttele. In questa impresa sono entrato (canc. e iniziata correzione con E che io sia entrato, ma non continuata) non per altro che per amore della republica e per el desiderio grande che ho di vedere fondata e ferma bene la nostra libertá, la difesa e sicurtá della quale consiste in gran parte dal dare autoritá e riputazione a questa santa legge, perchè né con lui ho particulare inimicizia, anzi da’ teneri anni suoi ho avuto seco conversazione e benivolenzia, né le condizioni mie sono tali che io non abbia a tenere conto grande di tanti inimici che mi nasceranno di questa accusazione, né la natura mia come può sapere ognuno è stata inclinata mai a offendere alcuno né a pigliare piacere delle incommoditá di persona; né è tanta la laude che io spero del farlo condannare quanto sarebbe la vergogna che arei se fussi assoluto, perché di quello si potrá poco attribuire allo ingegno ed eloquenzia mia, poi che e’ peccati suoi sono sí grandi, sí pericolosi e sí chiari, ma della assoluzione arei grandissimo carico, non si potendo attribuire a altro che a mancamento mio, o di non avere saputo sostenere bene si manifesta causa o di avere eletto tempo alieno a accusare, cosa molto reprehensi-