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40 memorie di famiglia

commessari a ordinare queste cose Iacopo e Pier Filippo Pandolfini; le quali poi non ebbono effetto per non si potere bene valere delle galee ed armata disegnata.

Seguitò l’anno 1485 la guerra de’ baroni e di poi di papa Innocenzio contro al re Ferrando, e per lo stato di Milano e fiorentini si prese la difesa secondo e’ capitoli della lega; e perché da Milano, che era allora a governo del signore Lodovico, venivano e’ provedimenti molto tardi, in modo che la impresa si ridusse piú volte in gran pericolo, vi fu mandato imbasciadore a sollecitargli Iacopo, el quale con le ragioni vive che occorrevano riscaldò ed importunò in modo, che finalmente ne uscirono e’ soccorsi pronti e gagliardi, di che finalmente risultò una onorevolissima pace, ed Iacopo ne satisfece assai al re e duca di Calavria ed alla cittá mirabilmente. Fatta la pace, tornò a Firenze e sendo entrato vicario di Certaldo ebbe comandamento subito andarne a Pisa, e quivi ordinate le genti transferirsi al soccorso di Serezzanello, dove e’ genovesi erano a campo e molto l’avevano stretto. Partissi da Pisa colle nostre genti, che ne era capitano el conte di Pitigliano, ed appiccornosi col campo inimico, e ruppongli molto onorevolmente; e di poi ordinandosi andare a campo a Serezzana, Iacopo sendo stracco per la etá e ricordandosi del male aveva avuto a Pietrasanta, benché giudicassi la impresa riuscibile, chiese licenzia la quale non ottenne; anzi ebbe comandamento andarne alla espedizione di Serezzana, dove etiam fu deputato commessario in compagnia sua Piero Vettori. Presonla onorevolmente.

L’anno seguente per qualche movimento de’ genovesi fu mandato commessario a Pisa lui e Bernardo del Nero; e di poi l’anno 1489, andandone a marito madonna Isabella figliuola del duca di Calavria, che era maritata a Giovan Galeazzo duca di Milano, ed avendo a uscire di nave a Livorno, parve, rispetto alla congiunzione s’aveva coll’uno stato e l’altro, doverseli fare onore grandissimo, e però furono mandati a onorarla Iacopo Guicciardini, Pier Filippo Pandolfini, e Pagolantonio Soderini. Questa fu la ultima commessione avessi, perché poco poi amalò di una infermitá che durò qualche mese e male