Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/157

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contro l'alleanza prop. da carlo v ai veneziani 151

dezza sua, la quale non può interrompere piú sicuramente che col fare pace col re, ogni volta che truovi mezzo da potere essere sicuro di lui almeno per qualche tempo, il che non gli doverrá mancare. E questo gli sará piú utile modo che cercare di assicurare Italia dalla grandezza sua, perché questo non può fare se non lascia libero al duca di Milano lo stato suo, e ritira tutte le gente nel reame, e depone e’ pensieri di passare personalmente in Italia; la quale sicurtá oltre che lui non ci può dare sanza sospetto di sé medesimo, perderebbe tutte le occasione e speranze di acquistare stati, che gli ha dato la cattura del re di Francia, né arebbe di questa vittoria guadagnato altro che la persona del re in prigione, la quale gli servirebbe a niente. Però è da credere che piú presto con liberare el re cercherá di guadagnare el dominio di Italia, che volere col tenerlo prigione non guadagnare niente.

El non accordare dunche noi facilita la pace co’ re, la quale è a noi perniziosissima; ed essendo tutti e’ pericoli nostri grandissimi, ma maggiori questi dua, la pace de’ re e la guerra presente, noi col non accordare diamo quasi necessitá allo imperadore di fare la pace, la quale fatta, restiano sanza dubio abandonati da ognuno, ed a sua discrezione; e col non accordare ci tiriamo ora adosso la guerra, la quale io credo che loro ci abbino a fare, perché non per questo multiplicano spese, sendo forzati a ogni modo, mentre che le pratiche di Spagna stanno sospese, tenere lo esercito medesimo che hanno: nutriranno le gente in sul paese nostro, e sgraverranno el loro, donde disegnano trarre entrate ed utilitá. Stando in guerra, mantengono la riputazione delle arme; ed e’ capitani, massime el marchese di Pescara, desidera di avere occasione di fare qualche effetto utile a Cesare. Non vanno a pericolo di perdere niente, e se venissi loro fatto di pigliare qualcuna delle nostre cittá, ci arebbono apiccato uno ferro adosso che non ce lo caveremo a nostro piacere; né stimeranno el pericolo di irritarci a fare partiti larghi a’ franzesi, perché veduto che noi recusiamo lo accordo, saranno chiari che a ogni modo,