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172 discorsi politici


Ricordisi Vostra Santitá che la grandezza della Chiesa è nelle arme spirituali, e che le sue arme temporali valsono sempre poco. La sa quale è el proverbio di Italia con irrisione degli eserciti della Chiesa; di quelli de’ viniziani non parlo, che non vinsono mai se non con la spada nella guaina. Adunche, crediamo che el papa e viniziani bastino a cacciare di Italia una potenzia sí grande, uno esercito sí vittorioso? El timore ci inganna, la passione ci accieca, la fortuna di Cesare ci conduce a precipitare. Ma diciamo piú oltre: se la guerra riuscirá grave a Cesare, non ha egli in mano la pace co’ franzesi? non gli fará egli posare le arme ogni volta che, come dice el proverbio de’ fiorentini, mostrerrá loro la civetta? Per recuperare el suo re, la madre tenera del figliuolo, e’ baroni per non si opporre alla liberazione del re, el regno perché veduto non mutilare la Francia terrá poco conto de’ casi di Italia, vi lasceranno in preda ogni dí; né mai, pure che riabbino el re, ricuseranno uno accordo, dove non solo vi lascino a discrezione, ma ancora venghino a’ danni vostri.

Sapete di che natura sono state le loro pratiche, sapete che a’ mesi passati, quando vi ebbono invitati e giá condotti a’ disegni loro, in sul bello delle speranze, mossi da qualche buona parola di Cesare, vi lasciorono in asso, e mandorono madama di Alanson in Spagna con animo di rivendervi el dí cento volte. Questo medesimo faranno sempre, perché vi saranno le medesime ragione che vi sono ora, né mancherá a Cesare, se accorderá con loro, modo di assicurarsi; di sorte che almanco le prime esecuzione, e massime quelle che siano contro a Italia, aranno effetto. Cosí bisogna perdiate in ogni modo, perché o sarete sforzati dagli inimici o abandonati dagli amici, e la prima ruina sará adosso al papa e fiorentini, perché e’ viniziani hanno le terre forte, loro le hanno debole e sbandate, e lo stato in mezzo del ducato di Milano e del regno di Napoli, e Siena imperiale in mezzo delle viscere della Chiesa e di Firenze.

Adunche nessuna ragione può giustificare questa impresa, se non lo fa la necessitá; né questa anche la giustifica, chi non