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Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/201

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contro l'accordo tra clemente vii e carlo v 195

La notizia che Vostra Santitá ha delle cose, lo ingegno suo, quella capacitá che ha universale, quella diligenzia, quella assiduitá che ha nelle faccende, quella confidenzia che ragionevolmente gli debbe dare la integritá sua, la sua buona mente ed intenzione al bene publico, non meritano giá che ora che si tratta de summa rerum suarum, la faccia una resoluzione tanto vile, tanto dapoca, tanto ignava.

Bonifazio antecessore di Vostra Santitá, sendo rinchiuso da’ Colonnesi nel palazzo suo in Alagna, non avendo modo da difendersi né da fuggire, almanco con animo generoso messosi nella sedia pontificale con lo abito apostolico, oppose agli inimici tutta la autoritá, tutto lo splendore, tutta la maiestá che portano adosso e’ vicari di Cristo; il che se bene non gli bastò a fuggire quella infelicitá, fu causa almanco di fare celebrare la generositá sua, e fare che nella mala fortuna avessi laude, come uomo che agli ultimi pericoli avessi fatto con franco animo tutta quella opposizione che potette. Vostra Santitá ed ogni principe hanno a desiderare che le cose sue vadino prospere, né avere mai a tentare medicine pericolose; ma quando pure caggiono nelle avversitá, hanno con animo constante a tentare tutti e’ remedi che si può, per non perdere lo stato, per non venire in servitú, etiam per non oscurare el grado e la maestá sua. E se non gli succede, perché sempre non si può resistere alla fortuna, non gli resta altro che mostrare nelle estremitá la sua virtú, la sua generositá; la quale quando conservano, possono finire infelici, ma finiscono almanco onorati, lasciano di sé memoria gloriosa apresso a’ posteri, ed apresso a’ presenti compassione. Ma se periscono ignavamente, resta el nome suo infame ed abominabile ed alla etá presente ed alla futura; e questa gloria, questa degnitá della memoria, a chi tocca a considerarla piú che a' príncipi? E’ quali come sono stati posti in grado eccelso sopra gli altri, hanno anche le azione loro a essere eccelse, gloriose e splendente piú che quelle degli altri, ed a desiderare, se io non mi inganno, piú presto la morte che la vita, quando abbino diminuta una dracma della degnitá e maestá sua.