Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/239

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del suicidio per ragioni politiche 233

grazia chi si amazza per non vedere o la patria o la persona sua serva, lo fa perché li stima che la servitú sia male e teme delli incommodi di quella, e con tanta poca misura che el timore lo strigne a volersi piú tosto privare della vita e rimanere sanza senso, che sentire e gustare quel male che si presuppone esservi drento. La radice e la origine adunche di questo amazzarsi è fondata principalmente in sul temere e’ mali, e’ quali lui amazzandosi vuole fuggire; e però è necessario dire che e’ proceda da viltá e da mancamento di animo, perché non si ardisce a potere sofferire e’ mali che e’ crede essere nella servitú. Né si può dire che e’ non sia el timore, ma lo amore della libertá che lo induca a fare, perché questo amore della libertá ha di necessitá fondamento in sullo odio della servitú; conciosiaché lo amore e l’odio sieno correlativi, né possino essere l’uno sanza l’altro, cum sit che presupposto alcuno avere amore a una cosa, ne séguiti che li abbi in odio el contrario, e cosí e converso; e però chi è mosso da amore della libertá, è in uno medesimo tempo e modo mosso da odio della servitú, amando quella per giudicarla cosa buona, questa avendo in odio per giudicarla cosa mala; e dove è lo odio è la paura di quello che l’uomo odia, e consequentemente bisogna confessare che e’ vi sia la paura della servitú e de e’ mali che si presuppongono essere in quella. Di questo séguita necessariamente che chi si amazza per fuggire la servitú sua o della patria, è originalmente mosso da paura e da timore, e non si può dire che la sia grandezza di animo ma viltá.

Questo medesimo si conferma vivamente, perché non è dubio secondo la sentenzia commune di tutti, che nessuno male è da equiparare alla morte, la quale dissolve la anima dal corpo, che è el maggiore e piú forte vinculo che abbino li uomini, e però dissono e’ filosofi che la morte è lo ultimo di tutte le cose terribili, e certamente la povertá, la vergogna e la servitú è minore male che la morte, perché alli uomini è naturale lo essere e lo appetito di essere, e da chi ne parla colla ragione, è preeletto el male essere al non essere; e però