Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/314

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308 ricordi

la republica deprime tutti e’ sudditi; e non fa parte alcuna della sua grandezza se non a’ suoi cittadini; el principe è piú commune a tutti, ed ha equalmente per suddito l’uno come l’altro; però ognuno può sperare di essere e beneficato ed adoperato da lui.

108. Non è uomo sí savio che non pigli qualche volta degli errori; ma la buona sorte degli uomini consiste in questo: abattersi a pigliargli minori, o in cose che non importino molto.

109. Non è el frutto delle libertá, né el fine al quale le furono trovate, che ognuno governi, perché non debbe governare se non chi è atto e lo merita; ma la osservanzia delle buone legge e buoni ordini, le quali sono piú sicure nel vivere libero che sotto la potestá di uno o pochi. E questo è lo inganno che fa tanto travagliare la cittá nostra, perché non basta agli uomini essere liberi e sicuri, ma non si fermano se ancora non governano.

110. Quanto si ingannono coloro che a ogni parola allegano e’ romani! Bisognerebbe avere una cittá condizionata come era loro, e poi governarsi secondo quello esemplo; el quale a chi ha le qualitá disproporzionate è tanto disproporzionato, quanto sarebbe volere che uno asino facessi el corso di uno cavallo.

111. E’ vulgari riprendono e’ iurisconsulti per la varietá delle opinione che sono tra loro, e non considerano che la non procede da difetto degli uomini, ma dalla natura della cosa in sé; la quale non sendo possibile che abbia compreso con regole generali tutti e’ casi particulari, spesso e’ casi non si truovano decisi apunto dalla legge, ma bisogna conietturarli con le opinione degli uomini, le quali non sono tutte a uno modo. Vediamo el medesimo ne’ medici, ne’ filosofi, ne’ giudici mercantili, ne’ discorsi di quelli che governano lo stato, tra’ quali non è manco varietá di giudicio che sia tra’ legisti.