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nota 367

che non disponessino e’ nipoti sua a volere cavarlo di questo governo di Castiglia, il che, congiunta la riputazione di Francia, riuscirebbe molto facilmente.

Apresso lui si ricorda che lo anno passato, quando el re di Francia si vedde stretto di qua, ridusse a questi confini tutte le forze sua, e cosí ha da pensare che farebbe di nuovo; ed io non so se dubita che, se una lega tale assicurassi Italia, che la non gittassi tutta la guerra di qua adosso a lui; conosce che cacciato el re di Francia di Italia si può sperare poco nella unione di Italia; quello stato per la debolezza del duca essere difficile a mantenersi, e bisognare poi lasciarlo rovinare come si è fatto di presente. E se si dicessi che Italia potrebbe obligarsi come si ragionò giá a dare aiuto allo imperadore di tôrre la Borgogna, conosce quante sono poi le difficultá ad eseguire queste cose, in modo che io non so, quando e’ potessi fare questa unione, se la li piacessi interamente; se giá e’ non rientrassi in pensiero che lo sforzesco non fussi duca di Milano, ma darlo al nipote suo e dello imperadore. Questo sarebbe di tanto profitto e grandezza sua in Italia, che quando vi vedessi disegno si condurrebbe a ogni cosa; e questo potrebbe anche essere el modo di assettare viniziani e lo imperadore; e perchè gli riuscissi piú facilmente, potrebbe proporre al papa di darli, per lui o per sua, Parma e Piacenza insino al Po, e forse rendere a’ viniziani Cremona; e questo lo accerterebbe che ognuno, per conservare quella porzione che li toccassi nelle divise, sarebbe non solo pronto a cacciare el re di Francia di Italia, ma ancora sarebbe sempre fermo a volere che non vi entrassi.

Resta, quando questa lega non si concluda, farne una di tutti li stati di Italia a difesa l’uno dell’altro; in questo è la difficultá medesima dello imperadore: non so se ci è la sicurtá sua intera, rispetto che queste unione poi non durano, ed inoltre perché e’ svizzeri, non si trovando pensionati da persona, si accorderebbono con Francia; di che lui diventerebbe tanto potente che potrebbe tentare ogni impresa.

C)

Dei minori scritti politici del Guicciardini, pubblichiamo in questo volume l'Elogio di Lorenzo de’ Medici, che fu stampato una sola volta dal Benoist1, e i due brevi componimenti, che il Canestrini inserí nel X delle Opere, intitolando il primo: Delle buone leggi e della forza, il secondo, Del suicidio per ragione di libertá o di servitú.

  1. Guichardin historien et homme d’État, Marsiglia, 1862.