Pagina:Guicciardini, Francesco – Scritti politici e ricordi, 1933 – BEIC 1844634.djvu/42

Da Wikisource.
36 discorsi del machiavelli


che uno principe, perché usa manco diligenzia ed ha minore modo di riscontrare una calunnia falsa; e come comincia a insospettire, disonora sanza rispetto di chi ha sospetto, sanza usarci drento arte o circunspezione alcuna; dove uno principe che non sia al tutto imprudente va qualche volta simulando, e se si astiene di confidarsi di lui in quelle cose che gli potrebbono fare pericolo, non si guarda dalle [altre], avendo avvertenzia di non lo disperare. E certo infiniti sono gli esempli e delle republiche e de’ príncipi che per sospetto hanno usato ingratitudine; e se [Roma] errò in questo manco che le altre republiche, ci errò molto piú che non dice el Discorso, come di sotto si dirá; né gli esempli di Camillo e di Scipione sono escusabili per quella via. Confesso bene che in questo caso sono piú gagliardi e’ morsi de’ príncipi, perché piú facilmente assai vengono al coltello ed alle esecuzione forte, che non fa el popolo.

Quanto agli altri duoi capi della ignoranzia e della malignitá fondata in su la invidia, credo che sanza comparazione el popolo sia piú ingrato, perché e per essere distratti gli uomini a varie faccende, e per altre cagione, manco intende, manco distingue e manco cognosce, che non fa uno principe; e quanto alla invidia, cade piú facilmente negli uomini popolari, a’ quali ogni grandezza punto eminente o di nobilitá o di ricchezze o di virtú o di riputazione è ordinariamente molesta; né cosa alcuna dispiace loro che vedere altri cittadini che abbino piú qualitá di loro, e questi sempre desiderano abbassare. Non interviene cosí in uno principe, che non gli accade avere invidia a chi è inferiore di lui; e però dove la grandezza degli altri non sia tale che gli generi sospetto, non gli sará molesta né la batterá per questa malignitá.

Restano gli esempli allegati nel Discorso; perché quello che fece Muziano contro Antonio Primo non è esemplo di ingratitudine di uno principe verso el suddito, ma di dua che vivono sotto uno principe, de’ quali ciascuno cerca tirare a sé proprio la riputazione delle cose fatte; ed el non v’avere provisto Vespasiano non nacque da sospetto che avessi di Antonio