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LIBRO SECONDO

nel proemio del secondo libro

La conclusione è verissima, che spesso e’ tempi antichi sono laudati piú che el debito, e le ragione sono bene considerate dallo scrittore; alle quali se ne potrebbe aggiugnere qualcun’altra ma le pretermetto. Non concordo giá seco in quello che dice, che sempre nel mondo fu tanto del buono in una etá quanto in una altra, benché si variino e’ luoghi; perché si vede essere verissimo che, o per influsso de’ cieli o per altra occulta disposizione, corrono talvolta certe etá nelle quali non solo in una provincia, ma universalmente in tutto el mondo è piú virtú o piú vizio che non è stato in una altra etá, o almanco fiorisce piú una arte o una disciplina che non è fiorita in qualunque parte del mondo in altro tempo. E per cominciare a quelle meccaniche di che fa menzione lo scrittore, chi non sa in quanta eccellenzia fussino a tempo de’ greci e poi de’ romani la pittura e la scultura, e quanto di poi restassino oscure in tutto el mondo, e come doppo essere state sepolte molti secoli siano da centocinquanta o dugento anni in qua ritornate in luce? Chi non sa quanto a’ tempi antichi fiorí non solo apresso a’ romani, ma in molte provincie la disciplina militare, della quale e’ tempi nostri e quelli de’ nostri padri ed avoli non hanno veduto in qualunque parte del mondo se non piccoli ed oscuri vestigi? El medesimo si può dire delle lettere, della religione, che sanza

F. Guicciardini, Opere - viii. 4